È certamente, il silenzio, qualcosa di essenziale al suono, come il giorno alla notte. Il suono è dentro al silenzio, e questo è suono.
Una volta gli dei si lasciavano interrogare. Nell'attesa, l'oracolo si schiudeva al silenzio. I passeri che litigano, un frinire di cicale. Dall'alto le offerte oscillavano: presaghe del vento.
Rimasero le parole di un sapiente: «L'oracolo non dice, accenna».
Forse il silenzio stesso infine, quasi stingeva nell'oscurità del messaggio coagulato.
In anni più vicini a noi, l'antichità ci appare tuttavia man mano estranea. Nasce morta alla storia. Potessimo non riconoscerla, questa antichità ragionata, troppo simile a noi.
Perché siamo un poco divisi, sempre preferiremmo l'inquietudine della lontananza, ma scegliamo un quotidiano rassicurante. Per il sollievo di tutti, così l'artista in questa società è stato "dimesso".
Così, gli oracoli si zittirono. Uno a uno, come cicale quando il silenzio si fa più grave.
Tacquero, quasi a convincerci che davvero è fiaba il mito, e prenda vita solo nell'improbabile - o tacquero per non mostrarci da vicino i loro trucchi?
li divino, il sacro erano sotto gli occhi di tutti.
Il silenzio degli oracoli pesa sull'età moderna, senza un fruscio di rimprovero, come un vuoto, un abbandono, silenzio può divenire assordante.
Nostra la colpa, di aver scelto l'albero della conoscenza.
Per possedere la conoscenza Wotan perse un occhio - è possibile vedere meno per conoscere di più? Chi ha passato la vita sopra i libri conosce bene questo scambio crudele.
Il titolo è casuale, come uno riceve un nome anzi che un altro? O potrebbe guardare a un silenzio che cova un altro suono. Il responso covava nel silenzio, parallelo al rumore del giorno.
Questa composizione è figlia dell'intermittenza: due mondi autonomi, ognuno con una propria evoluzione. Ma l'intermittenza è tale che la successione si muti in parallelismo d'immagini in movimento.
Colte per il Quintetto a Fiati Italiano. Inviate in dono a Roberto Calasso.
(1989)