Recitativo oscuro per pianoforte e orchestra |
Dedica: | a Pierre Boulez e a Maurizio Pollini | |
Organico: | pf solo / 4(=3+fl.a).3.4(=3+cl.b).3. / 4.3.3.-. / perc (xil Mokusho cmp.lst lst.d'acciaio T.-t G.C) 2a cel / archi | |
Anno di composizione: | 1999 | |
(c): | Ricordi 1999 | |
Numero di catalogo: | 138520 | |
Manoscritti e documenti a stampa conservati presso la Fondazione Paul Sacher di Basilea | ||
Manoscritti conservati presso l'Archivio Storico Ricordi di Milano | ||
Prima esecuzione: | 02.03.2000, London, Barbican Centre, Boulez 2000 - Maurizio Pollini pianoforte, London Symphony Orchestra, Pierre Boulez direttore | |
Durata: | 21' | |
Ascolto. La capacità di mettere fra parentesi ciò che non partecipa alla nostra attenzione; la capacità di seguire e isolare gli eventi sonori, creando intorno ad essi il silenzio. Può sembrare strano ma, siccome non è un fenomeno sonoro, il silenzio non esiste se non dentro la nostra mente.
Non tutti si lasciano andare al piacere dell'ascolto, inteso come scoperta continua del nuovo (o avventura del pensiero fuori dalle proprie abitudini acquisite). Forse l'esperienza della musica viene rifiutata quando diviene simile a un viaggio iniziatico.
Si parla sovente delle difficoltà che la musica moderna incontra nel diffondersi, nell'essere compresa, e si pensa che la causa sia una progressiva complicazione del linguaggio.
Invece io credo che la musica d'oggi non abbia spazio perché mortificato è lo spazio dell'ascolto. Un segnale pericoloso, certo, sintomo di sgretolamento sociale: v'è equivalenza diretta fra apertura verso l'altro e capacità di ascoltare. Stiamo assistendo allo spegnersi di una secolare tradizione musicale, che reclama impegno a chiunque le si accosti?
La musica contemporanea è davvero la più vicina all'uomo contemporaneo. In realtà la battaglia in favore della musica contemporanea si gioca interamente su pregiudizi diffusi e privi di fondamento. Per esempio è ingiusto continuare a fingere che cultura e disimpegno possano coincidere, a meno di eliminare ciò che di meglio abbiamo accumulato lungo la nostra storia.
L'esercizio del pensiero accresce la coscienza dell'individuo, ponendogli dei problemi verso cui non tutti sono disponibili. Il moderno non viene accettato proprio in quanto non semplifica la ricchezza e l'ambiguità della mente umana. L'arte in sé consiste nell'interrogarsi e non nel rispondere. Non solo, mentre il commercio lusinga l'aspetto piacevole e inoffensivo dei prodotti, le tematiche dell'arte affondano in larghissima parte nel dolore e nella morte, assolvendo una indispensabile funzione terapeutica e di conoscenza.
In definitiva chi resiste ai linguaggi attuali perché sgradevoli, contribuisce a proclamarne la virtù piuttosto che il fallimento.
Tali riflessioni valgono sia per l'ascoltatore che per il compositore: comporre infatti non vuol dire soltanto costruire pezzi di musica, poiché bisogna anzitutto superare il muro delle banalità, scegliere tra una via piana e una imprevedibile e accidentata.
Vorrei ora suggerire alcuni concetti utili a orientare verso la mia musica.
Una musica estrema: silenzi, furori. Turbini improvvisi che si richiudono di colpo.
Con la novità del suono (chiarità, ombra e trasparenza), colpiscono subito densità contrapposte, vuoti rarefatti, l'esplodere dei pieni.
L'intermittenza dimensionale è un concetto essenziale per capire questo tipo di forma, dove musiche parallele sembrano interferire tra loro. Un concetto che dovrebbe risultare familiare, data la facilità con la quale oggi entrano in contatto esseri e avvenimenti lontani.
La sospensione del tempo, la persistenza degli oggetti sonori, possono condurre chi ascolta fino a esperienze limite di lucidità contemplativa. Sentiamo gradualmente cambiare la percezione dell'identico. Il meccanismo usato è quello mitico del ritorno in un contesto poco a poco mutato; di conseguenza si inducono in noi singolari stati emozionali, la certezza (e insieme l'incertezza) che nessun evento, nessun percorso, potrà mai essere uguale a se stesso: come nei sogni.
Il pianoforte solista viene a stagliarsi quasi fosse un personaggio parlante, e accenna dialoghi un tempo inconcepibili fra tastiera e scoppi di suono fortemente naturalistico.
Dall'altro verso, l’ orchestra non offre tutta la gamma già pronta delle possibilità sinfoniche, bensì una scelta ristretta, dettata dalle esigenze compositive. Ci troviamo di fronte a presenze sonore, piuttosto che al gioco dei tradizionali ruoli strumentali; un paesaggio animato e mostruoso dove è proiettata e riflessa la percezione di ciascun ascoltatore.
Allora l'emergere della fisiologia (come il suono del respiro) materializza perfettamente tensione e attesa.
Dedico Recitativo oscuro a Pierre Boulez e a Maurizio Pollini.
(1999)
SALVATORE SCIARRINO ORCHESTRAL WORKS (2008) Orchestra sinfonica Nazionale della RAI, Tito Ceccherini direttore, Francesco Dillon violoncello, Marco Rogliano violino, Mario Caroli flauto, Moni Ovadia voce, Daniele Pollini pianoforte Kairos 2008 3 CD 0012802KAI
|